Ieri il quotidiano romano Il Messaggero ha dedicato una pagina intera alla mia biografia su Charles Bukowski. Un pezzo corposo in cui si racconta la “sconcia” vita del mio scrittore feticcio. Un autore di cui a 16 anni dalla morte si continua a parlare, cito, “forse perché, ipotizza Roversi, è l’ultimo rappresentante di una tradizione che ha precedenti in Henry Miller, in Kerouac o in Burroughs, irregolari che come lui portarono alle estreme conseguenze la figura dell’artista fiero della propria emarginazione sociale.”
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