Come promesso ritorno sul tema scrittura creativa. O sullo scrivere in generale. Innanzi tutto condivido in toto la posizione del vecchio Buk. (a proposito: ho letto la sua poesia in pubblico a Bologna e ho anche delle foto che un giorno posterò su questo blog…).
Non si scrive a comando, non si può prentendere di diventare scrittori anche se moltissimi lo fanno. Ne conosco un sacco che hanno pubblicato ma che non per questo sono scrittori. E si danno arie. E si riempiono la bocca di retorica. Fare gli scrittori, non significa essere scrittori. E’ più complesso di così. Molto di più.
Senza contare che pubblicare, al giorno d’oggi, rappresenta un cinquanta per cento, forse meno, dell’essere scrittori, l’altro cinquanta è rappresentato dai lettori. Se non li hai, non puoi considerarti un vero scrittore perché non hai riscontro, non hai il confronto, non sai se quello che scrivi vale o meno.
Tanti dicono: io mi sento scrittore. Bene, liberissimi. Per quanto mi riguarda, mi sento davvero scrittore solo da qualche mese, dopo cinque libri. Consapevolezza maturata quando persone lontanissime mi hanno cercato, mi hanno chiamato per dirmi che avevano letto i miei romanzi e che gli erano piaciuti. Da lì ho cominciato a crederci.
Quando scrivi devi comunicare emozioni agli altri, e sei uno scrittore solo se gli altri condividono quelle emozioni.
Oggi lo scrittore diventa spesso un promotore di se stesso, un pr che va in giro a raccontare la sua storiella. Sempre la stessa. Ma su questo ritornerò in un’altra occasione perché ce ne sono di cose da dire.
Tornando a bomba: la settimana prossima sarò a Torino per un workshop di scrittura creativa per il quale rimane ancora qualche posto. Ribadisco che a scrivere non si impara (come la penso lo spiego qui), non in otto ore di workshop comunque. Semplicemente quelle ore rappresentano un’occasione, momenti per fare il punto sulla scrittura e su cosa significhi raccontare una storia. Spunti di riflessione che generalmente l’esordiente sottovaluta. Un mini corso di lettura, da cui molti escono soddisfatti al punto che tanti mi hanno chiesto di tenere workshop avanzati, chiamiamoli così. Vedremo.