Scrivere significa inventare un mondo e raccontarlo ai nostri lettori. Per farlo lo scrittore ha bisogno di un punto di partenza: la grande idea che sta alla base della narrazione.
Basterà? No, però aiuta (insieme alla scaletta) perché almeno sa da dove partire.
Ci sono idee buone e idee cattive. Intuizioni geniali e pessime trovate. Pensate che illuminano e altre che rabbuiano.
Qualunque sia la vostra idea per un racconto o un romanzo dovete valutarla in maniera critica ed oggettiva.
Domandatevi: è davvero così originale? Dal 3200 a.c. quando i Sumeri hanno inventato la scrittura nessuno si è mai cimentato in qualcosa che ci assomiglia?
Questo per dire che essere originali a tutti i costi non è strettamente necessario per scrivere un buon romanzo (anche se aiuta). Quello che occorre davvero è un’idea solida, convincente e, sopratutto, che offra delle prospettive.
Per prospettive intendo, in senso generico, la generazione di altre idee; cioè da un’intuizione iniziale si generano a catena altre situazioni o azioni che serviranno a dare corpo alla storia principale e che vi aiuteranno a portare avanti la narrazione. Non c’è niente di peggio, infatti, di un romanzo che parte alla grande con un’idea portentosa che, però, dopo venti pagine finisce in niente perché quell’intuizione iniziale non ha figliato, se mi passate la metafora. Concentratevi sullo sviluppo dell’idea, su come si evolverà, su dove condurrà i vostri personaggi. Ognuna di queste prospettive può diventare un capitolo, una scena, uno snodo…
Riassumendo quindi: l’idea geniale da sola non basta e non serve a molto se non sapete valorizzarla a dovere.