In testa solo quell’odore. Inconfondibile.
Tutta la vecchia struttura ne era pervasa: le volte tonde, le piastrelle bianche, il cemento grezzo dei muri, il pavimento nero tempestato di biglietti azzurri.
La metropolitana di Parigi è un dedalo infinito di tunnel e gallerie, un moloch di duecento chilometri.
Di quei cunicoli interrati, a Radeschi, colpiva soprattuto l’odore. Una via di mezzo tra il lievito di birra e l’umido che sale dall’asfalto dopo la pioggia: l’alito caldo della terra.
Quello era il suo unico pensiero mentre l’uomo gli puntava la pistola in faccia.
Incurante dei passanti e delle telecamere disseminate ovunque.
«T’as fini de me casser les couilles, rital!»
Radeschi non riuscì a provare paura. Nelle narici solo quell’odore. Immobile sulla banchina della fermata Strasbourg-Saint-Denis; una stazione anonima, di quelle di passaggio, dove si scende solo per cambiare linea.
Un posto avvilente, lontano anni luce dall’eleganza del Louvre o dallo splendore della Pyramide.
Un posto buono solo per farsi ammazzare.
dal romanzo di Paolo Roversi “Niente baci alla francese” (Mursia)
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