La nebbia e il fumo formano una miscela talmente densa che quasi non si riesce a intravedere la sagoma della banca.
Antonio scende dall’auto disorientato. Fa già buio e una puzza insopportabile gli entra nei polmoni. Odore di bruciato misto a qualcos’altro che però non riesce a identificare. Fortissimo.
Insieme a lui c’è l’agente scelto Patrizio Rami, il suo nuovo secondo dopo la scomparsa di Martinez.
«Questo non può essere stato causato dallo scoppio di una caldaia!»
Più ci si avvicina, più la scena che si trovano di fronte è surreale. Urla di persone ferite, lamenti di uomini rimasti a terra, nel sangue, alcuni che cercano di guadagnare l’uscita per scappare dall’inferno. Appena varcano l’ingresso di quella che una volta era la sede di una fi liale della Banca dell’Agricoltura si trovano al cospetto di un mosaico di vite spezzate, tanti tasselli che si mischiano in un unico desolante quadro. Persone dilaniate, gambe scaraventate al secondo piano dell’edificio, braccia, mani, brandelli di uomini che pochi minuti prima dell’esplosione stavano aspettando in fi la il loro turno agli sportelli.
I due poliziotti capiscono che quella che sentono è puzza di carne bruciata. Di fronte a tanto orrore l’unico pensiero di Antonio diventa quello di soccorrere i feriti mentre Rami deve mettersi in un angolo, piegato in due.
Santi si precipita alla ricetrasmittente. Ciò che ha visto è sufficiente a convincerlo che serviranno almeno un centinaio di ambulanze per soccorrere tutti; ma dalla centrale operativa non gli credono.
«Cento ambulanze per lo scoppio di una caldaia? Avanti Santi, non essere tragico!»
Pensano si tratti delle solite reazioni spropositate di chi non ha mai visto niente in vita sua.
Piazza Fontana si riempie di gente prima ancora che arrivino tutti i soccorsi. Migliaia di persone accorse da tutto il centro cittadino per capire cosa sia successo.
Intorno solo devastazione.
(…)
La città si ferma, attonita. Arrivano in massa dalla questura. Squadra Mobile, Volanti, Ufficio Politico, nessuno escluso.
«Finalmente hanno capito la gravità della situazione » sussurra Rami, bianco come un cencio.
Se ci si guarda intorno pare che il tempo si sia fermato.
Si legge lo sgomento sui volti della gente, ma anche su quelli delle forze dell’ordine. Non ci sono parole.
Dopo quel tonfo sordo e così forte da far tremare i vetri delle abitazioni tutt’intorno, la gente ha cominciato a confluire lì da ogni parte di Milano. Tutti, come automi, si stanno riversando nel grande spiazzo per vedere cosa sia stato quel botto.
Da ogni vicolo arrivano ambulanze, autopompe dei vigili del fuoco, auto della polizia e dei carabinieri. La gente urla, le sirene urlano, i vigili urlano, i feriti urlano…
“La fine del mondo” pensa Antonio, “me la immagino così.”
In pochi minuti la piazza è illuminata a giorno da riflettori tanto potenti da farla assomigliare a un set cinematografico. Si sente un gran brusio di voci, ovunque.
«L’è stada ’na bumba» dice qualcuno.
«Ma che bumba, pirla, l’é sciupada la caldaia del gas» ribatte un altro.
E di fronte a quel disastro, al fumo, ai morti, alle sirene, ai pianti, ad Antonio ritorna in mente una frase di Nicolosi: «In Italia nessuno è innocente».
Quella piazza grondante sangue e quel palazzo sventratone sono la dimostrazione.
«Scoppio di una caldaia? Ma non diciamo cazzate!»
Da Paolo Roversi – Milano Criminale – Marsilio– pg.275-277