Perché vi mettete alla tastiera e scrivete: ve lo siete mai chiesto? Qualunque sia il motivo sappiate che vi verrà sempre obiettato – specialmente se non siete autori da bestseller – che il tempo dedicato alla scrittura è tempo rubato alla vita.
Forse vi permette di risparmiare parecchio in strizzacervelli ma scrivere, a volte, è una condanna. Anche per chi vi sta accanto se non condivide l’ardore e non lo comprende…
Esagerato? Forse ma rende bene l’idea di una passione che non sempre ci regala le soddisfazioni che desideriamo (e che meriteremmo). La scrittura è una passione solitaria spesso fine a stessa: la pubblicazione è un passaggio non un traguardo. La felicità la si raggiunge in due momenti: quando si crea la storia (e la si scrive come se nelle vene ci scorresse il fuoco) e quando la stessa viene letta (da lettori sconosciuti non famigliari, amici,conoscenti ecc). In mezzo ci sono un sacco di frustrazioni, dubbi, incertezze. Attese lunghissime. Ne vale la pena?
Sappiate che tutto questo fa parte dell’essere scrittore: rafforza lo spirito, aiuta ad affrontare le delusioni (tante e a qualunque livello).
Se cercate una professione tranquilla, dove non ci si agita, dove si va tutti d’accordo allora state alla larga dall’editoria.
In caso contrario sappiate che gli alti ma sopratutto i bassi saranno (quasi) all’ordine del giorno.
Vi lascio con una citazione di Luigi Tenco che credo calzi a pennello per certi stati d’animo degli scrittori:
Perché scrivi sempre cose tristi? Perché quando sono contento esco.